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In un mondo dove l’apparenza è tutto, tra foto, selfie, filtri, video e stories, a fare notizia è un social network dove non ci sono foto, video, post o storie. Scopriamo insieme che cos’è ClubHouse, il social network dell’audio.
Non un social network come gli altri
Conosciamo fin troppo bene i social network e il loro funzionamento. Snapchat ha successo e Instagram lancia le stories, riportate poi anche su tutte le altre piattaforme Facebook. TikTok debutta tra i giovanissimi, spopolando, e Instagram lancia i Reels.
E così via, un botta e risposta, un copia e migliora, una battaglia all’ultimo utente e poi, alla fine, se un social network finisce per avere davvero successo, Zuckerberg se lo compra.
Ma questa volta è diverso. ClubHouse non ha “copiato” il suo stile da nessun’altro, non aspira ad essere come gli altri social e si discosta completamente da quello che il loro modus operandi. Se non siamo belli e perfetti non siamo niente sui social, ma in ClubHouse dobbiamo solo parlare e discutere. Niente foto, niente video, niente follower, niente like. Niente di niente. Siamo tutti uguali. Solo la nostra voce a distinguerci dagli altri.
Che cos’è ClubHouse?
Ma quindi che cos’è ClubHouse? ClubHouse si presenta come un social network, con stanze e inviti, ma non ne ha affatto le sembianze. I social network comuni registrano numeri da capogiro e si fanno forti di essi. Ma questo nuovo social network dell’audio non punta sulla quantità di utenti, ma sulla qualità di essi.
ClubHouse è nato meno di un anno fa, ad Aprile 2020. La società che lo ha creato è l’Alpha Exploration e, al momento, questo è il suo unico lavoro. La società è nata nel febbraio del 2020, appena due mesi prima dell’uscita della piattaforma.
Come funziona ClubHouse?
Come dicevamo non è un social network come gli altri. Qui si creano stanze, come ne abbiamo viste su molte altre piattaforme. Ma non ci sarà il video, solo l’audio. Le stanze vengono aperte per discutere di un argomento.
Non si può entrare nel social se non tramite invito. E non si può entrare nelle stanze se l’amministratore di essa non ti ha invitato.
Si apre una stanza e in essa gli utenti possono scambiarsi messaggi vocali, discutendo di un argomento specifico. Alla fine della sessione, quando la stanza viene chiusa, i messaggi non vengono salvati, ma vengono tutti eliminati.
La privacy a doppia faccia
Un ambiente chiuso come quello di Clubhouse ha, però, una doppia faccia. La privacy qui la fa da padrone, senza dubbio. La modalità di iscrizione solamente tramite invito è il primo step per una privacy totale. Così come il fatto che i messaggi, tutti criptati, non vengono salvati. Se poi, un utente, ha il microfono mutato, non possiamo avere accesso alla sua voce. Sarà solamente un’ombra all’interno della stanza, che ascolta in silenzio.
Tutto ciò rischia di sfociare in qualcosa di molto più oscuro. Perché così tanta privacy e segretezza può nascondere episodi di violenza, cyberbullismo, di razzismo e sessismo.
C’è, però, un’eccezione. L’unica eccezione avviene nel caso un utente o un messaggio specifico viene segnalato mentre una stanza è ancora aperta. In quel caso quel messaggio non viene eliminato nel momento stesso in cui la stanza si chiude, ma viene salvato, per i dovuti accertamenti del caso.
Un successo senza numeri
Come dicevamo, alcune volte non è la quantità degli utenti a contare, ma la qualità. Clubhouse ne è la dimostrazione migliore. Dopo soli tre mesi, infatti, il social network aveva un traffico di appena 1500 utenti. Eppure era già stato valutato 100 milioni di dollari. Come è possibile?
Un sistema così chiuso come questo, infatti, non può vantare un gran numero di utenti. Ma il suo successo risiede nel fatto che ha subito attirato l’attenzione dei big. Sulla piattaforma, infatti, troviamo molti vip, Elon Musk, che ha superato tutti i record con una stanza creata lo scorso 31 gennaio, dove parlava delle sue aziende. Ma anche Zuckerberg, starà forse studiando la concorrenza?
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