Forse avete già letto qualcosa in questi mesi online. Oggi parliamo di un progetto che dalle piante dovrebbe riuscire ad aiutare l’uscita dalla pandemia di Covid-19. Si tratta di biofabbriche in cui verranno realizzati i vaccini anti-covid.
Il progetto delle biofabbriche
Come anticipavamo non cosa nuova che alcuni ricercatori dell’Enea hanno pensato di utilizzare le Plant molecular farming per ottenere biofarmaci.
Le piante verrebbero utilizzate come biofabbriche per produrre vaccini, anticorpi e prodotti diagnostici per combattere il Covid-19.
Obiettivo? Soddisfare maggiormente la domanda nazionale dei vaccini anti-covid. Ma c’è di più e lo stiamo per scoprire insieme.
L’idea dei ricercatori in materia è rendere i vaccini alla portata di tutti in tempi brevi e a quanto pare la natura viene in soccorso dell’uomo una volta di più in questo.
L’iniziativa Plant molecular farming
Il Plant molecular farming utilizza sistemi vegetali per produrre molecole che possano essere usate nel settore farmaceutico.
Da queste molecole si potrebbero estrarre le proteine necessarie per sintetizzare anticorpi e vaccini per contrastare il Covid-19 e molte altre malattie.
Un progetto innovativo che aiuterebbe sicuramente il nostro Paese nello screening diagnostico di massa e aumenterebbe anche gli investimenti in strutture ecosostenibili.
Le biofabbriche potrebbero essere la soluzione per l’immunoterapia passiva e potrebbero anche aiutare le aziende farmaceutiche a risparmiare sui costi di produzione investendo nella ricerca.
Biofabbriche: non solo contro il Covid-19
L’idea dei ricercatori va appunto oltre la lotta all’attuale pandemia di Coronavirus.
Molti sono gli studi e le simulazioni che sono già state fatte. Un esempio che abbiamo scovato online è quello di un’azienda canadese che ha deciso di sperimentare l’utilizzo del Plant molecular farming per il vaccino anti-influenzale.
Questo dimostra che si tratta di un progetto si ambizioso, ma che può trovare soluzione di continuità anche e soprattutto per casi pandemici come l’attuale o futuri.
La natura a salvaguardia del genere umano, attraverso un sistema che potrebbe ben unirsi a quelli tradizionali di produzione farmaceutica.
Quanto costano?
I costi delle biofabbriche potrebbero essere meno onerosi di quello che si pensa. Anzi alcuni scrivono che potrebbero essere anche meno dispendiosi degli impianti produttivi tradizionali del settore.
Magari di per sè costruire una fabbrica in cui si lavorano e studiano composti nati dall’ambiente potrebbe richiedere capitali di rischio ingenti. Ma con il tempo, questi capitali sarebbero sicuramente ammortizzati dalla vendita dei prodotti innovativi creati all’interno di queste fabbriche.
L’unica cosa è credere che il lavoro delle biofabbriche sia possibile e renderlo attuale. Anche perché ne conseguirebbe anche un netto risparmio energetico con conseguente aumento dell’ecosostenibilità del settore.
Investire in queste nuove piattaforme significherebbe investire nella scienza e nella ricerca al fine di trovare la soluzione a molti dei problemi del mondo.
Le biofabbriche oltre il vaccino
Nulla è certo per l’utilizzo delle biofabbriche nella lotta al Covid-19. Ecco perché di notizie in merito a questo progetto se ne trovano diverse e di diversa natura sul web.
Il fatto è che se già l’idea è in ponte si spera venga messa in atto il più possibile perché, oltre al Covid-19, sono molte le potenzialità dei prodotti che si possono realizzare con le biofabbriche.
Un esempio? Creare anticorpi anti-tumorali, oppure realizzare strumenti degni di allearsi alle cellule staminali nella lotta alle malattie genetiche o contro il cancro.
Come si evince da un articolo pubblicato da AIRC, le cellule staminali possono curare alcune tipologie di tumore. Perché hanno la capacità di trasformarsi nei vari tipi di cellule presenti nel nostro corpo.
Come loro, anche i prodotti delle biofabbriche creano elementi utili alla composizione chimica di agenti patogeni in grado di curare o quanto meno prevenire diverse malattie.
Credere in questi nuovi sistemi significa dare fiducia e speranza a chi soffre. Non solo. Significherebbe anche dare maggiore importanza all’ambiente come fonte di vita e di cura in un rapporto uomo-natura che forse si è perso nei secoli.
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