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Ormai da giorni non si parla altro che di Turismo Spaziale: i tre grandi magnati mondiali, Richard Branson, Jeff Bezos e Elon Musk, fanno a gara di primati spaziali. L’11 luglio è stata la volta di Branson che, a 70 anni, è salito a bordo della sua Virgin Galactic partendo dal deserto del New Mexico.
In pochi minuti ha raggiunto lo spazio compiendo un’ora di volo per arrivare a 86 km d’altezza, nella cosiddetta “zona sub-orbitale”. Con tale termine si intende un’area convenzionale delimitata dalla Linea di Kármán, che segna il confine tra l’atmosfera terrestre e lo spazio esterno.
Per un primo tratto di strada la navicella ha viaggiato agganciata a un enorme aereo da trasporto che, decollando da una pista convenzionale, l’ha portata a un’altitudine di circa 12 mila metri.
Poi si è sganciata attivando i motori a razzo per raggiungere la quota stabilita e rientrare sulla Terra in sicurezza. Così il miliardario britannico, con un’esperienza che ha definito “unica nella vita”, inaugura una nuova era: quella del turismo spaziale.
Jeff Bezos bruciato sul tempo
Il successo dell’impresa non è solo storico, ma anche commerciale: dopo l’annuncio di voli futuri (circa 400 all’anno!), 600 persone si sono già prenotate per garantirsi un posto da passeggeri, alla modica cifra di 250 mila dollari. Tra di essi figura anche Elon Musk.
Grande assente è invece Jeff Bezos, bruciato sul tempo. Il fondatore di Amazon e Blue Origin è infatti partito solo nove giorni dopo Branson, il 20 luglio (omaggio alla data del primo allunaggio, nel 1969), arrivando a circa 100 km di altitudine.
Lasciata da pochi giorni la sua azienda al braccio destro Andy Jassy, ha ora intenzione di dedicarsi completamente allo spazio e quindi, anche al turismo spaziale. Passatempo davvero fruttuoso dato che si dice che uno dei passeggeri del volo fosse un miliardario pronto a pagare 27 milioni di dollari per l’esperienza. Si tratta però di un modus operandi leggermente diverso da quello di Branson.
Con Blue Origin infatti abbiamo visto un razzo decollare verticalmente e la capsula con i passeggeri dentro staccarsi in volo, prima di ricadere sulla Terra frenata da tre paracadute. Anche in questo caso però i passeggeri hanno potuto provare l’esperienza di staccarsi dai sedili per galleggiare in assenza di peso e ammirare la curvatura della Terra.
Che fine ha fatto Elon Musk?
Sembra dunque che sia iniziata un’accanita competizione tra Virgin Galactic e Blue Origin per aggiudicarsi questo nuovo business. E Musk? Diversa la strategia adottata finora dalla sua SpaceX che invece ha puntato molto sul trasporto di carichi o di astronauti per conto della NASA.
Ma la società non ha messo da parte i sogni legati al turismo spaziale. Entro la fine dell’anno è previsto infatti un viaggio non di pochi minuti, ma di ben tre giorni intorno alla terra. Si parla così di “soggiorni spaziali“. E per il futuro Elon Musk è ancora più ambizioso: nel 2023 ha in programma la realizzazione di un viaggio intorno alla Luna.
Da tutti questi progetti emerge una riflessione molto importante. L’economia dello spazio non è più una frontiera rischiosa, ma una nuova possibilità di guadagno. Per questo, a differenza del passato, non sono più gli stati a contendersi la supremazia dell’atmosfera.
Branson, Bezos e Musk nello spazio ci dimostrano che gli investitori sono diventati ormai i privati! Infatti, i tre appena citati non sono i primi non-astronauti ad andare in orbita. Tra il 2001 e il 2009 altri miliardari hanno sperimentato lo spazio, ma solo per missioni istituzionali, finanziate da fondi statali. La grande novità è proprio l’investimento commerciale dei magnati.
Turismo spaziale: i progressi per l’umanità
Infine, sorge spontanea una domanda: oltre alle prospettive commerciali, è possibile che questi voli apportino progressi scientifici e contribuiscano allo sviluppo dell’umanità? Certo, l’obiettivo principale è la creazione di un mercato nuovo, ma ci sono anche altre possibilità. L’assenza di peso e gravità consente sperimentazioni scientifiche, sia pure per pochi minuti.
Si possono testare prodotti che sulla Terra non riescono ad essere trattati allo stesso modo. Le particolari condizioni spaziali permettono, per esempio, di far nascere nuovi cristalli, nuovi tipi di farmaci, leghe metalliche impossibili da costruire a terra.
Certo, in una stazione spaziale si potrebbe fare molto di più. Pochi minuti sono molto poveri, ma bastano per alcune piccole sperimentazioni che, soprattutto, diventano più economiche.
Spesa ridotta e utili importanti: ecco la nuova frontiera, che va al di là del turismo spaziale. Branson, Bezos e Musk nello spazio stanno dando un contributo fondamentale. È un affare che riguarda innovazione, scienza e tecnologia. E non vediamo l’ora di coglierne i frutti.