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Ormai dal 6 agosto si parla ufficialmente di Green pass, il documento che permette ai cittadini italiani di partecipare a eventi pubblici e spostarsi sul territorio nazionale ed Europeo garantendo la loro copertura dal virus. Si può ottenere tale documento in seguito o a una vaccinazione, o a una guarigione da Covid, o all’esito negativo di un tampone molecolare.
Le decisioni del governo sul suo utilizzo sono ancora incerte: si pensa infatti che, sulla scia delle decisioni del presidente francese Macron, il suo impiego possa essere esteso per l’accesso a ristoranti all’aperto, negozi e hotel. Intanto per ora sembra valga tra i sei e i nove mesi, in base al modo in cui viene ottenuto.
Se già queste poche informazioni sono oggetto di gran confusione, non parliamo neanche della nube di incertezza intorno alle modalità di ottenimento del famigerato pass. Ha fatto molto chiacchierare la recente notizia che vede protagonisti alcuni cittadini raggirati da una truffa avvenuta su Telegram legata alla vendita di Green pass falsi. Per evitare altri spiacevoli avvenimenti, è dunque utile fare un po’ di chiarezza.
Le informazioni contenute nel Green pass
Anzitutto il pass è un documento che vede al suo interno un QRCode. Si tratta di un codice a barre bidimensionale di forma quadrata che se inquadrato con una fotocamera permette di rivelare, decodificandole, alcune informazioni criptate sul suo detentore. È molto più versatile rispetto ai codici a barre tradizionali perché leggibile da ogni direzione e in grado di memorizzare più di settemila caratteri.
Leggere il codice quindi è molto facile: basta inquadrarlo grazie a una specifica app per essere reindirizzati a una pagina web contenente le informazioni desiderate. Si tratta di dati anagrafici (nome, cognome, data di nascita), indicazioni sull’immunizzazione e luogo in cui è stato eseguito il vaccino (o il tampone).
Il certificato è realizzato dal Ministero della salute e rispetta tutte le linee guida stabilite dall’UE. Contiene dati sensibili rispettando la privacy dell’utente. Il codice infatti è crittografato e senza gli appositi strumenti è impossibile decriptarlo. In questo caso, ciò che serve alla decodifica è l’applicazione VerificaC19, semplice, gratuita ma utilizzabile solo da coloro che ne hanno diritto, come forze dell’ordine, pubblici ufficiali, gestori dei locali e organizzatori degli eventi.
Green pass falsi: la truffa
Da giorni ormai si parla della maxi truffa che consumatasi su Telegram. Oltre trenta canali sono stati adibiti alla vendita di pass falsi per coloro che non vogliono vaccinarsi, ma neanche rinunciare a serate, viaggi e vacanze. Pagando cifre stellari, fino a 500 euro, i malcapitati hanno condiviso i propri dati sensibili senza però ricevere in cambio il documento desiderato.
La polizia continua a indagare, perquisire e sequestrare, con il coinvolgimento degli inquirenti di Roma, Milano e Bari. In base alla ricostruzione chi era in cerca del pass falso doveva condividere dati anagrafici e codice fiscale, insieme a una transazione tra i 100 e i 500 euro con carta di credito o bitcoin. A questo punto gli amministratori del gruppo sparivano, senza rilasciare alcun documento.
Ma anche se avessero consegnato un QRCode falso, non ne sarebbe stata possibile la validazione. Ogni certificazione infatti ha in sè una chiave privata del Ministero della Salute che ne assicura l’autenticità. Così ogni controllo con l’applicazione VerificaC19 invia una notifica alla banca dati ministeriale con l’elenco ufficiale della popolazione vaccinata. Un QRCode non autentico non supererebbe dunque la procedura di verifica.
Green pass falsi: la procedura di verifica
A questo punto è utile ribadire le caratteristiche di un pass autentico e assicurare l’efficienza di VerificaC19. Il documento è assolutamente gratuito e fornito esclusivamente dalla piattaforma predisposta dal Ministero della Salute. Da esso sono esenti solo alcune categorie di persone, che possiedono uno specifico certificato.
Non è possibile che venga rilasciato da una dottoressa compilando un certificato vaccinale, come invece assicura uno dei truffatori di Telegram. Dall’altra parte però è necessario che chi di dovere controlli la veridicità del documento, non solo gettando un occhio sui dati, ma tramite l’applicazione apposita.
Nello specifico la verifica avviene in questo modo. Alla richiesta di certificazione, si mostra il QR Code in formato digitale oppure cartaceo. L’App VerificaC19 lo legge, ne estrae le informazioni e procede con il controllo del sigillo elettronico qualificato. Verifica che la Certificazione sia valida lo dimostra graficamente, tramite il rilascio di nome, cognome e data di nascita dell’intestatario. Se non basta, è possibile richiedere di mostrare un documento di identità in corso di validità ai fini della verifica di corrispondenza dei dati.
Come ottenere un pass autentico
I modi sono diversi. Un primo prevede il collegamento al sito “Digital green certificate” (www.dgc.gov.it), gestito dalla società Sogei. Qui o si inserisce il proprio Spid o il numero di tessera sanitaria e l’authcode (un codice inviato via sms da “Min Salute”). Solo a questo punto viene generato il codice.
Altri procedimenti prevedono l’utilizzo dell’app Immuni o l’app Io, oppure l’accesso al proprio fascicolo sanitario. Infine, in mancanza di strumenti tecnologici, è sempre possibile rivolgersi al proprio medico di base, che potrà recuperare il certificato al posto dei propri pazienti.
In ogni caso, se la necessità persiste, è stato attivato un numero verde (800 91 24 91) a disposizione tutti i giorni dalle 8 alle 20. Fondamentale specificare anche che il pass potrà essere revocato in caso di infezione da coronavirus. La positività verrà inserita nella banca dati del cittadino e dunque il sistema informatico bloccherà il rilascio del pass o annullerà la validità del Qr code già rilasciato fino a comprovata guarigione.