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Sarà sicuramente capitato a chiunque di trovare, dopo aver parlato di un prodotto, la pubblicità di quello stesso prodotto su social media e siti web. Per questo ultimamente molti stanno iniziando a chiedersi se gli smartphone ci ascoltino in ogni momento della giornata.
Le conversazioni con amici, parenti e colleghi sono carpite per imporci una pubblicità ad hoc, basata sulle nostre presunte esigenze? Sempre più persone hanno deciso di denunciare i propri sospetti, basati su un fenomeno ormai diffusissimo. E per questo proprio in questi giorni il Garante della privacy ha aperto un’inchiesta. Ma scopriamo da dove tutto è partito e cerchiamo di caprie se veramente gli smartphone ci ascoltano.
L’esperimento di Striscia la Notizia
Tutto è iniziato con un’inchiesta di Striscia la Notizia in due puntate, risalente al 27 settembre. A suscitare grande scalpore è Marco Camisani Calzolari, l’esperto di informatica che conduce spesso rubriche sul tema. Ha deciso di avviare un esperimento che in poche ore ha dato i suoi frutti. Calzolari ha voluto dimostrare che molte applicazioni ci ascoltano attraverso il microfono dei nostri telefoni per fornirci pubblicità mirate e personalizzate.
Ha chiesto agli ascoltatori di avvicinare lo smartphone al televisore. Poi ha pronunciato una frase con alcune parole chiave: voleva comunicare il suo interesse per l’acquisto di un’auto nuova. Sono bastate alcune ore per raccogliere i frutti dell’esperimento: molti telespettatori del programma hanno fatto sapere alla redazione di aver ricevuto dal momento del servizio numerosi annunci di svariate case automobilistiche. Social media come Facebook, Instagram e Youtube o siti web di ogni genere hanno mostrato pubblicità riguardanti la stessa tematica. Alcuni utenti hanno ricevuto addirittura SMS da concessionarie.
Gli smartphone ci ascoltano? I dubbi degli esperti
Il sospetto di una frode è nell’aria ormai da anni, anche se gli esperti hanno sempre ritenuto l’ipotesi improbabile. I più ritengono si tratti di un mito, di una bufala: la pubblicità è mirata grazie ad analisi e predizioni algoritmiche dei nostri interessi. I dubbi restano nonostante sembri improbabile che su grande scala si riesca a spiare le persone in questo modo. Le app in genere non hanno bisogno di violare la legge per scoprire i nostri interessi: li conoscono già grazie a interazioni e ricerche! Inoltre le grandi aziende si esporrebbero a un rischio troppo grande e, se venissero scoperte, sarebbe la loro fine.
Sicuramente esistono applicazioni minori che, con scopri fraudolenti, spiano le nostre conversazioni. Ma il fenomeno sarebbe limitato. Spesso si tratta di mere coincidenze. Oppure, nel caso di Striscia la Notizia, gli spettatori potrebbero aver notato maggiormente le pubblicità di auto, che del resto hanno sempre riempito la loro bacheca, proprio perché suggestionati dal servizio del programma.
Gli smartphone ci ascoltano? L’inchiesta del garante
In ogni caso il Garante della privacy ha deciso di avviare un’inchiesta per via dello scalpore suscitato dalla trasmissione. È stata fatta partire, in collaborazione con il Nucleo speciale privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, un’istruttoria che prevede l’esame di una serie di app tra le più scaricate. Si punta a verificare che l’informativa sia chiara che il consenso degli utenti sia stato correttamente acquisito.
Si potrebbe scoprire che è in atto un ascolto su larga scala, cosa molto improbabile, oppure più verosimilmente si riuscirà a dare una risposta per tutte sul presunto spionaggio rassicurando migliaia di utenti. Un’inchiesta del genere serve anche per sensibilizzare sul tema della privacy e ricordare per esempio di non dare con leggerezza autorizzazioni alle app.
Il Garante d’altronde lavora da molto tempo per trovare soluzioni che rendano le informative più brevi e comprensibili, soprattutto attraverso attraverso simboli o immagini.
Le autorizzazioni alle app
Come visto sopra, il motivo del presunto spionaggio viene proprio dalla disattenzione degli utenti stessi. Il cittadino infatti spesso, preso dalla foga di dover utilizzare un’applicazione appena scaricata, tende ad acconsentire a qualsiasi informativa e a fornire autorizzazioni senza averle lette. Accettare le condizioni di siti e app con troppa superficialità può essere la causa del panico collettivo attuale.
È bene sapere però alcune informazioni su come rimediare al fatto che gli smartphone ci ascoltano. Una volta consentito l’accesso al microfono al momento del download dell’app non è tutto perduto. Sulle ultime versioni di Android e iOS è possibile limitare l’utilizzo del microfono, concedendolo solo durante l’uso. All’interno delle impostazioni di sistema c’è sempre una voce che recita “Privacy”. Basterà cliccarci sopra e seguire il percorso “Gestione autorizzazioni” e “Microfono”. Così si potrà limitare l’utilizzo del microfono solo alle applicazioni per cui è indispensabile.