Miniere di carbone: la Norvegia dice addio all’utilizzo di questa materia prima per rispettare l’ambiente. Lo stop nel 2023. Vediamo le alternative.
Miniere di carbone: contraddizioni in Norvegia
Lo stato norvegese dice stop alla produzione di carbone nel 2023 puntando ad utilizzare sempre di più come prima fonte di energia quelle rinnovabili.
Nel contempo la compagnia statale Store Norske Spitsbergen Kulkompani afferma che la produzione di alcuni stabilimenti resterà attiva ed aumenterà fino a 125mila tonnellate di carbone l’anno.
A chi credere? Forse alla realtà dei fatti che vede la chiusura di Mine 7, l’ultima delle miniere di carbone delle isole Svalbard.
La notizia sulle miniere di carbone
Lo scorso 30 settembre SNSK ritorna sulle sue affermazioni dello scorso gennaio e dichiara la chiusura di Mine 7. La Norvegia dice ufficialmente addio al carbone, quanto meno da parte delle Isole Svalbard.
Per salvaguardare l’arcipelago di 700 km a nord della penisola scandinava – situato in pieno mar Glaciale Artico – si è deciso di dire stop allo sventramento delle miniere di carbone in quelle zone.
L’obiettivo è puntare all’utilizzo esclusivo di energie totalmente rinnovabili come vento e sole.
Mine 7 viene chiusa dopo che già lo scorso anno era stata chiusa Svea, ovvero la più grande delle miniere di carbone dell’arcipelago delle Svalbard.
Non sono solo gli obietti ambientali ad aver portato lo stato norvegese a decidere di chiudere le miniere in quella zona. Infatti, già nel 2017 si era registrato un calo del mercato del carbone e la previsione non era delle più rosee per il futuro.
Svea non era più competitiva sul mercato. Diversa era la situazione di Mine 7. Ecco perché è rimasta aperta sino ad oggi. Ora però non si può più sottovalutare l’importanza di lavorare con le rinnovabili per un reale e concreto cambiamento climatico e la Norvegia vuole essere uno dei primi paesi totalmente ecosostenibili.
Calore da record
Lo stop definitivo anche all’ultima delle miniere di carbone in Norvegia è previsto per il 2023. Gli impianti infatti sono in via di conversione: si passerà al diesel prima della chiusura vera e propria, per poi riaprire e lasciare spazio alle sole energie rinnovabili.
La miniera Mine 7 comunque era già rimasta chiusa lo scorso anno. Una terribile ondata di calore, come non se ne vedevano da secoli in Norvegia, ha fatto sciogliere i ghiacciai vicini inondando la miniera sotterranea.
Di li le infiltrazioni d’acqua si sono moltiplicate e la SNSK ha bloccato tutto. Un giro di prova se così si può dire che ha però messo in luce anche il fatto che prima di chiudere definitivamente si dovrà aspettare l’ultima ondata d’aumento della produzione. Ecco perché il CDA della SNSK aveva atteso a dare la notizia ufficiale.
In conclusione…
Nel 2023 verrà chiusa l’ultima delle miniere di carbone delle Svalbard. A questo seguirà anche la cancellazione del contratto che lega le autorità dell’arcipelago alla società mineraria Store Norske. Il contratto ha come punto focale la fornitura di carbone alla centrale elettrica del capoluogo Longyearbyen.
Per garantire un passaggio ottimale alle energie rinnovabili, il governo metterà a disposizione impianti a gasolio per tutto il 2022, per poi passare alle rinnovabili nel 2023.
Con la chiusura di Mine 7 si pone fine a 100 anni e più di estrazione mineraria in Norvegia. Le miniere di carbone infatti erano state fondate nel 1906 dall’imprenditore statunitense John Munroe Longyear. La sua idea era quella di dare vita ad un centro carbonifero che sopperisse alle esigenze energetiche locali. Non solo. Il suo obiettivo era poter esportare il carbone rendendo la Norvegia uno dei maggiori esponenti di questo mercato.
Così è stato fino ad oggi. Riusciranno le rinnovabili a tenere il passo? Lo scopriremo nel tempo.