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Il tema della sostenibilità ambientale e della riduzione delle emissioni sta molto a cuore alle nuove generazioni. Il mercato se ne sta accorgendo sempre di più, iniziando a prediligere alternative ecologiche ai prodotti da sempre venduti. Auto elettriche, abbigliamento etico, spazzolini di bambù, shampoo solidi, pannelli fotovoltaici: la voglia di un futuro più green sta pervadendo ogni ambito della nostra vita.
Eppure ci sono alcune piccole azioni quotidiane solitamente non considerate che invece potrebbero avere un grande impatto ambientale. In pochi sanno infatti che l’utilizzo di Internet comporta emissioni non indifferenti, che potrebbero inquinare il nostro pianeta in maniera cospicua. L’utilizzo del web è diventato ormai indispensabile per tutti, ma per una buona causa riusciremmo a farne, almeno in parte, a meno? Scopriamo quindi a quanto ammontano le emissioni Internet e cosa si può fare per farle diminuire.
Emissioni Internet: i dati
Il comparto digitale ha un effettivo impatto ambientale: le stime affermano che esso produrrebbe circa il 4% dell’anidride carbonica planetaria (dati di The Shift Project). E se può sembrare una percentuale da niente, basti pensare che l’intero traffico aereo produce il 2%. I semplici gesti che compiamo ogni giorno tramite computer o cellulare sono solo apparentemente insignificanti. Infatti postare una foto, usare i social, mandare email, godersi un film in streaming hanno un impatto non indifferente in termini di ambiente.
La questione è nota da tempo, ma non ha mai avuto una grande rilevanza a livello globale. Inoltre gli studi scientifici attorno a questo tema sono davvero pochi e spesso discordi. Le perplessità sono cresciute con l’arrivo del Coronavirus e dei conseguenti lockdown, che hanno costretto molte persone a rimanere a casa usufruendo dei servizi online. Infatti durante i periodi di quarantena le emissioni globali, nonostante i mezzi di trasporto siano rimasti fermi, sono diminuite appena del 5%. Pensiamo di consumare energia solo nell’atto della ricarica dei nostri dispositivi, invece le fonti principali di emissione di CO2 sono tre:
- Gli apparecchi: hanno un processo produttivo poco sostenibile e una frequenza di sostituzione elevatissima. La produzione dell’hardware è davvero dispendiosa in termini di energia.
- I data center: contengono i dati di siti e cloud, senza contare tutte le operazioni di machine learning effettuate da dispositivi di intelligenza artificiale.
- La rete: qualsiasi tecnologia collegata alla rete ha bisogno di consumare energia per funzionare. Ormai Internet si stima sia usato da quasi cinque miliardi di persone.
Emissioni Internet: cosa si può fare
Le cifre legate alle emissioni Internet sono destinate ad aumentare perché crescono esponenzialmente sia la quantità di utenti online, sia perché il volume dei dati usati da ciascuno. Dal 4% si stima infatti che arriveranno a ricoprire l’8% entro il 2025 e il 14% entro il 2040, cifre sbalorditive. Alcune aziende stanno già facendo qualcosa per ridurre il proprio impatto ambientale, per esempio alimentando i propri data center con energia prodotta da fonti rinnovabili. Dunque per prima cosa dovrebbero essere le grandi imprese ad agire in questo senso, così come i governi a livello legislativo con misure che obblighino i big dell’informatica di utilizzare energie rinnovabili.
Tutti però possono fare la propria piccola parte, modificando le abitudini di ogni giorno. Una soluzione potrebbe essere il minore utilizzo di Internet, solo quando strettamente necessario. Per esempio postando meno o cancellando le email inutili. Un’azione molto impattante potrebbe essere quella di non cambiare troppo spesso i propri dispositivi, ma solo quando non più funzionanti.
Come scoprire il nostro impatto ambientale
I dati sopra menzionati sono solo approssimativi e, come si è detto, gli studi a riguardo sono pochi e spesso discordi. Ci sono però dei modi in cui ognuno può acquisire coscienza del proprio consumo su Internet. Esistono infatti siti utili a calcolare le emissioni prodotte per visitare una certa piattaforma. Per esempio Website Carbon permette di testare i siti web per capire quanta CO2 viene emessa per visualizzarli.
Altro sito utile è Climate Interactive, una sorta di simulatore per il nostro futuro. In base a come si decide di tassare o sostenere certi settori si può vedere in che misura sarà possibile fermare il cambiamento climatico.