Ormai è diventato l’obiettivo principale del prossimo stadio evolutivo dell’umanità: raggiungere e colonizzare Marte. Tantissimi sono i preparativi che vi sono dietro ad un’impresa così colossale. Se per colonizzarlo ci vorrà ancora un po’, una missione con equipaggio umano sul pianeta rosso, invece, non è più così distante. Ma come ci si prepara a Marte? Ciò che più crea dubbi è come reagiranno i primi esseri umani che cammineranno sul pianeta rosso, dal punto di vista fisico e psicologico. La missione Antartide, lunga 80 giorni, mira proprio a testare la resistenza e i limiti del fisico umano. Scopriamone di più insieme.
La missione Antartide
L’Antartide ha già visto numerose missioni e tantissimi esploratori che hanno sfidato i limiti umani in una delle zone più inospitali del pianeta. Ma questa volta c’è qualcosa in più. Gli esploratori, infatti, stanno testando i loro limiti per prepararsi alle condizioni estreme che si troveranno ad affrontare una volta giunti sul pianeta Marte.
I due esploratori sono Justin Packshaw e Jamie Facer Childs, i quali percorreranno, nel corso di una missione della durata di ottanta giorni, 3600 km. I due si trovano a diversi gradi sotto zero e la loro posizione esatta può essere monitorata da chiunque, in tempo quasi reale, sul sito ufficiale della missione, insieme a molte altre informazioni sulla spedizione.
Gli esploratori stanno collaborando con la NASA, l’ESA e l’Università di Stanford per comprendere al meglio le sfide che l’uomo dovrà affrontare una volta arrivato su Marte.
L’Antartide come Marte
I due esploratori hanno attraversato il continente ghiacciato a piedi, con gli sci o i kite, senza assistenza, combattendo contro la stanchezza fisica e mentale.
Ma perché l’Antartide? “Molto simili alle condizioni estreme che potremmo trovare sugli altri pianeti del Sistema Solare, l’Antartide è un ambiente austero, molto utile per le ricerche sui limiti umani, dall’isolamento, all’immunologia e molto altro.
La missione di Justin e Jamie permetterà ai ricercatori di osservare l’adattabilità umana, contribuendo con maggiori informazioni psicologiche e ambientali”.
L’Antartide non è Marte, ovvio. Ma le sue condizioni climatiche sono ciò che di più simile possiamo trovare qui sulla Terra. La temperatura media di Marte è di -60° e in Antartide è molto simile.
I dati raccolti durante la missione Antartide
Jamie e Justin, durante la loro spedizione, hanno raccolto, inoltre, campioni di salive, sangue, feci e urina, periodicamente. I campioni verranno analizzati a fine missione. Inoltre, i loro parametri vitali sono sempre monitorati anche da remoto, attraverso i loro smartwatch.
Ma durante la loro missione, i due esploratori hanno fatto anche molto di più. Oltre a testare i loro limiti fisici e mentali per la NASA hanno raccolto anche altre informazioni.
Come la velocità del vento, le condizioni del ghiaccio e i livelli di radiazioni. Questi dati sono molto importanti per monitorare la situazione dei cambiamenti climatici.
La loro spedizione è, quindi, tanto importante per Marte quanto per la Terra.
Il problema delle distanze
Un problema poco conosciuto è quello della percezione della distanza. Si sapeva molto poco riguardo a questo fenomeno, che è venuto alla luce solo nel 1971, quando i due astronauti Alan Shepard e Adgar Mitchel si trovavano sulla luna.
I due decisero di non avvicinarsi ad un cratere per osservarlo da vicino perché pensavano si trovasse ad almeno due chilometri di distanza. In realtà era ad appena 15 metri. Questa percezione errata fu dovuta ai cambiamenti della profondità del campo della superficie lunare.
Si pensa che un fenomeno simile possa avvenire anche in Antartide, a causa del bianco sconfinato che rende difficile percepire le distanze. Se così fosse potrebbe essere un ulteriore dato utile da studiare.