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Pronti a parlare del nuovo satellite italiano per lo studio del clima? Si chiama Prisma 2 ed è stato creato dall’Agenzia Spaziale Italiana in collaborazione con Thales Alenia Space. Non è il primo satellite spedito in orbita dall’ASI, ma è il primo con sensori ottici da urlo che aiuteranno nella supervisione delle catastrofi climatiche. Vediamolo in questo articolo.
Prisma 2: il nuovo satellite è in orbita
Oggi parliamo del satellite spedito in orbita dall’Italia per il controllo degli effetti climatici sul globo. Si chiama Prisma 2. Due, perché il primo fu spedito in orbita già 4 anni fa. Funziona sempre alla grande, tanto che grazie ad esso si è potuto studiare le ultime eruzioni dell’Etna e tenere sotto controllo la situazione dall’alto.
Le stelle hanno sempre da dirci qualcosa. Gli astri e i movimenti terrestri ancora di più. Ecco perché si è deciso di creare questo nuovo gioiellino tecnologico: per dare una nuova spinta alla ricerca spaziale, per aiutare l’uomo a prendersi sempre meglio cura del pianeta Terra.
Con questo secondo lancio l’ASI – Agenzia Spaziale Italiana – vuole fare molto di più. Si andrà a monitorare la Terra, il cambiamento climatico e tutta l’atmosfera. In questo modo, si potrà avere un quadro completo degli spostamenti del globo in relazione con il Sole, controllando anche le distanze e le radiazioni emesse dalla grande stella verso la Terra.
In sostanza si vuole fare un check up completo al globo, quindi anche andare a monitorare l’inquinamento e tutte quelle che sono le problematiche ambientali del nostro pianeta.
Come sarà possibile? Lo scopriamo nei prossimi paragrafi dedicati alla struttura del satellite e alle sue capacità e potenzialità.
Cosa potrà fare Prisma 2?
Intanto descriviamolo. Prisma 2 è un satellite di forma e struttura molto particolari. Una struttura dotata di uno strumento iperspettrale operativo che è tra i più potenti al mondo.
Cosa fa? Ha un sensore ottico passivo che registra le radiazioni solari riflesse dal nostro pianeta ad un numero limitato di bande spettrali che portano segnali alla strumentazione di bordo del satellite stesso. Insomma, acquisisce informazioni dal sistema solare, le rimanda alla centrale di comando sulla Terra e le elabora riacquisendo nuovi dati.
L’obiettivo è garantire informazioni costanti e sempre nuove dal sistema in modo da prevedere gli eventi climatici.
Conclusioni
Stiamo assistendo ad una rivoluzione in campo scientifico? Riusciremo veramente a prevedere le catastrofi ambientali e climatiche? Vedremo!
Quello che è certo è che con questo nuovo satellite – lo ripetiamo tutto italiano – la risoluzione delle immagini sarà ad alta definizione e questo ci permetterà di mettere meglio a fuoco la situazione del cambiamento climatico grazie a questo “terzo occhio” che dall’alto osserva i movimenti terrestri e del clima.
Gli ingegneri stessi che lavorano al progetto, e che già hanno visto trionfare l’utilizzo del primo satellite (il “fratellone di Prisma 2), spiegano che la capacità di questo nuovo oggetto lanciato nello spazio aumenterà i benefici che derivano dai dati raccolti. Uno tra tutti la possibilità di notare uno sversamento in mare prima che si trasformi in uno tsunami – ad esempio.
Insomma, anche settori come quello agricolo di precisione potranno giovarsi delle caratteristiche e dell’accuratezza di questo nuovo gioiellino dello spazio.