“Ah ma dici quelle app che ti pagano se scarichi un gioco?”. Questa era anche la mia idea iniziale, prima di capire di cosa trattasse davvero il play-to-earn. Sì, esistono delle app che ti fanno guadagnare a seconda del tempo speso in un gioco. Si tratta di azioni di marketing atte a promuovere dei giochi, di solito nuovi e spesso su cellulare.
Il play-to-earn, però, non è niente di tutto questo. Questa nuova tipologia di gioco ripaga, letteralmente, il giocatore per il tempo speso giocando. Come? Dandogli dei token, degli NFT, degli oggetti unici che potrà poi rivendere online al di fuori del mondo di gioco.
Guadagnare giocando, senza Twitch né YouTube, ripagati direttamente dallo studio di produzione. Troppo bello per essere vero? Forse sì. Non sarà tutto oro quello che luccica, ma le premesse e le potenzialità sono davvero moltissime. Vediamo insieme di che si tratta.
Play-to-earn, cosa sono in sintesi?
Come dice il termine, i videogiochi play-to-earn (P2E) sono dei videogiochi creati con l’obiettivo di far guadagnare il giocatore. Questi giochi si ripropongono infatti di monetizzare il tempo e gli sforzi che gli iscritti riservano al mondo di gioco, anche nel mondo reale. Un sogno? Praticamente sì.
Il funzionamento è tanto semplice quanto innovativo. I giocatori si iscrivono e scaricano il gioco, si mettono a giocare e salgono di livello. Durante la loro avventura, a seconda delle loro capacità (e anche con un pizzico di fortuna) gli utenti ottengono degli oggetti rari se non unici. Si tratta di territori, armi, skill particolari, ma anche avatar o semplici monete.
Tutti questi elementi, raccolti nel mondo virtuale, vengono tradotti in quello reale in token o NFT che possono essere scambiati oppure direttamente venduti.
Una rivoluzione nel mondo del gaming
Il concetto di ripagare il giocatore per il suo tempo speso nel gioco è davvero una rivoluzione. Non solo l’utente può recuperare i costi di un’eventuale iscrizione, ma è anche in grado di mettere da parte qualche soldo. O meglio, qualche cripto-soldo. Alcuni tra i giocatori più accaniti hanno già visto le potenzialità di questo sistema e lo stanno sfruttando come fonte di guadagno.
Certo, è necessario dedicare molto tempo al gioco, ed avere anche una certa abilità pregressa. La maggior parte dei play-to-earn, infatti, si basa sul concetto di vincere dei match o delle sfide contro altri giocatori. Per elevarsi sugli altri sfidanti è necessario essere molto skillati ma anche avere un buon equipaggiamento. Il che significa, spendere soldi per comprarlo.
È un circolo vizioso quindi? No, è più una sorta di investimento. Per alcuni giochi è necessaria una spesa iniziale, mentre per altri serve solo il tempo di gioco. Ovviamente con questi presupposti, il guadagno è comunque molto limitato e non si parla di cifre astronomiche. Ricordati anche che siamo ancora agli inizi e che il mercato sta crescendo solo ora.
Qualche cifra per stuzzicare ancora di più la curiosità? Il mercato dei giochi NFT P2E era stimato in 755 milioni di dollari nel 2021, ma la crescita prevista è esponenziale: si pensa che entro il 2028 questo stesso mercato toccherà i 2.917 milioni di dollari. Vale la pena scommetterci?
ArcheWorld: il nuovo gioco per guadagnare
Dopo poco più di un mese di alpha-test, la XL Games è pronta. Dal 1° settembre ArcheWorld verrà rilasciato al pubblico… e sarà gratuito! Ovviamente, per potersi registrare bisognerà avere un portafoglio di criptovalute attivo.
ArcheWorld è un MMORPG molto simile al ben più famoso ArcheAge. Stesso universo di gioco e meccaniche di gioco molto, ma molto simili. A fare la differenza è il concetto di play-to-earn. In poche parole l’economia dell’intero gioco si basa su dei cripto-asset che fanno andare avanti tutto il mercato. Attraverso gli scambi nella casa d’aste i giocatori possono acquistare degli oggetti unici e poi rivenderli al di fuori del videogame come NFT.