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Il cancro è una brutta bestia che si accanisce sempre di più sull’essere umano. Purtroppo ne esistono di diversi tipi. Purtroppo negli anni diventano sempre più aggressivi, soprattutto se si parla di cancro a colon e zone dell’intestino. In questo articolo vi parliamo di come gli esperti in materia stiano valutando l’utilizzo di alcuni batteri intestinali per combattere la formazione del tumore proprio in queste zone del nostro corpo.
Trapianto di batteri intestinali
I batteri fecali (o batteri intestinali che dir si voglia) sono una tipologia di microbioma capace di combattere il cancro. Se ne sono accorti alcuni scienziati che hanno deciso di effettuare dei trapianti in colon e intestino tenue di alcuni pazienti affetti da tumore al colon.
Dopo aver visto che questa tipologia di trapianto in regione infetta funzionava e aiutava le formazioni tumorali a regredire, sono partite decine di sperimentazioni diverse. Ognuna di esse si sta focalizzando su aspetti diversi della possibile cura.
L’elemento comune degli studi sui batteri intestinali è il legame tra cancro e microbioma. Infatti, la chiave starebbe proprio nella composizione della flora batterica, all’interno del cui genoma potrebbe nascondersi l’elemento necessario alla classificazione delle neoplasie.
Niente più biopsie
Altra novità è che questo elemento scoperto con le sperimentazioni sui batteri intestinali è che grazie al loro utilizzo non sarebbero più necessarie le biopsie.
Cambierebbe tutto: diagnosi del tumore e terapia legata ad esso. Ma come fare a classificare il batterio adatto alla cura un determinato tumore? Purtroppo la natura del cancro è sempre diversa, da persona a persona. Diversi sono anche i batteri intestinali che andrebbero a curare tale malanno.
I ricercatori stanno appunto cercando di identificare un unico microbioma che possa essere utilizzato come passpartout per la diagnosi e la cura di tumori diversi.
Batteri intestinali: curano anche le malattie genetiche
Dallo stato attuale degli studi si evince anche un’altra importante novità in merito all’utilizzo in medicina di questi batteri intestinali. Ovvero che sarebbero in grado di curare anche malattie genetiche del tratto intestinale come ad esempio il Morbo di Crohn o la rettocolite ulcerosa.
Tutto ruota intorno al ruolo della microflora intestinale. Se con l’utilizzo di questi batteri si riuscisse a creare un ambiente equilibrato in cui vi siano dei meccanismi di insorgenza e progressione di queste malattie genetiche, allora si potrebbe anche tenerne sotto controllo i sintomi.
Non a caso – soprattutto nel caso del Morbo di Crohn – negli anni sono stati fatti passi da gigante. Si tratta infatti di una delle malattie genetiche dell’intestino tra le più diagnosticate negli ultimi anni, ma anche di una di quelle più curate e tenute sotto controllo.
Tipologia di batterio
I batteri intestinali coinvolti in questo processo tumorale e curativo sono quelli che fanno parte dell’ecosistema intestinale del soggetto malato.
Variano in base all’età, a ciò che il soggetto mangia, insomma, ognuno ha i suoi batteri e la difficoltà nel generare un unico genoma sta proprio in questo.
Nell’Università del Minnesota hanno lavorato su 44 adulti affetti da tumore al colon-retto (uno dei più frequenti nella fascia d’età 40-60). All’interno dello studio anche 44 soggetti sani. Dopo aver confrontato la loro flora microbica si sono notate le mutazioni che andavano a creare le cellule tumorali.
Lo studio parte qua questo dato: le alterazioni del codice genetico dei malati possono essere utilizzate per creare un microbioma eterogeneo per una potenziale cura o per le prevenzione di queste tipologie di cancro.