Notizia scientifica. Oggi si parla di ambiente e crisi climatica. In molti pensano che la deforestazione uno dei maggiori problemi dell’inquinamento climatico, in realtà piantare alberi non sarebbe la soluzione per creare un ritorno ad ossigeno alla Terra. Vediamo cosa è stato scoperto in questo nostro articolo di oggi.
Crisi climatica: mille miliardi di alberi aiuterebbero?
Secondo una stima effettuata durante il 2021 ci sarebbe bisogno di piantare una cosa come 1000 miliardi di alberi per poter contrastare il riscaldamento globale.
La deforestazione è un problema reale che influisce in maniera disarmante sul cambiamento climatico. Nonostante questo i ricercatori hanno dedotto che piantare alberi potrebbe non essere la soluzione alla crisi climatica in atto.
In questo articolo vediamo la visione di Giorgio Vacchiano, ovvero il capo ricercatore in gestione e pianificazione forestale dell’Università statale di Milano. Secondo lui mettersi a piantare alberi su tutto il pianeta non aiuterebbe a contrastare l’inquinamento e la crisi che sta colpendo l’ambiente.
L’idea di Vacchiano
Secondo il capo ricercatore non basterebbe creare nuove foreste per vincere la lotta all’inquinamento che ormai ha completamente devastato e modificato il nostro clima.
Il suo pensiero è che al momento la cosa essenziale sia individuare dei criteri che forniscano degli elementi guida per organizzare una vera e propria lotta all’inquinamento e far progredire gli interventi di rimboschimento in maniera utile e consapevole.
Crisi climatica e fattori d’azione
Per far sì che piantare alberi sia veramente utile a contrastare la crisi climatica in atto secondo Vacchiano sarebbe necessario andare ad agire su tre fattori principali.
Il primo sono le aree dove andare ad effettuare il rimboschimento. Infatti non tutti i luoghi del globo hanno bisogno di nuove piante. Al contempo ci sono molti posti sulla terra che invece non hanno più la possibilità di accogliere nuova vegetazione.
Il secondo fattore è il tipo di foresta che si dovrebbe far nascere. Il terzo sono le cure che devono essere poste alla base della formazione di questo nuovo tipo di natura, in particolare le cure successive al momento della piantumazione.
Come attuare il rimboschimento?
Il piano di questo studio effettuato prevede il riconoscere le aree in cui foreste e boschi non sono più in grado di tornare ad una produzione di vegetazione utile alla produzione di ossigeno.
Un esempio fatto all’interno dello studio di Vacchiano sono i pendii a rischio di dissesto idrogeologico. In zone come questa le piante ci possono mettere anche uno o due anni a ricostruirsi pronte a produrre la quantità di ossigeno necessaria all’ambiente.
E chiaro che in questo tipo di aree bisognerà prendere in considerazione quali specie di alberi piantare e come distribuirli sul territorio. A questo proposito ci si è anche accorti che le monoculture creano problemi e disastri ambientali, pertanto in un’ottica di rimboschimento contro la crisi climatica sarebbe bene piantare una mescolanza di specie.
Tasso di mortalità delle giovani foreste
Il secondo problema di cui tener conto in un piano di rimboschimento globale e che le foreste giovani hanno un tasso di mortalità più alto rispetto alle foreste già esistenti. Per questo motivo piantare nuovi alberi in zone in cui non ci sono foreste e boschi da millenni non ha senso.
Inoltre, anche se le tendenze degli ultimi vent’anni per creare ossigeno e rinvigorire gli ambienti soprattutto nelle grandi città puntano alla creazione di boschi artificiali, la realtà è che il lavoro che si fa in termini ambientalistici non è efficace e non aiuta la natura ad evolversi.
Conclusioni
La crisi climatica è un problema reale che ancora molti tendono a nascondere alla loro mente. Se prendiamo ad esempio il caso dell’Europa, in uno studio pubblicato sul Global Ecology and Biogeography si mette in luce come ci sia una scarsa resilienza climatica in molte delle aree del nostro paese e dei paesi a noi vicini.
Lo si può notare in particolar modo dalla quantità di incendi che nascono spontaneamente di anno in anno in estate. O ancora è un dato di fatto che stanno aumentando le alluvioni e i disastri portati dalla pioggia.
In merito a questi disastri non si è fatto altro che parlare di interventi straordinari di rimboschimento delle aree colpite. La realtà è che se nascono gli incendi c’è un problema di siccità ricorrente e se ci sono delle aree colpite da alluvioni l’umidità e a tassi altissimi il che non permette le condizioni necessarie per la crescita di nuove piante.
In conclusione il cambiamento climatico mette sotto pressione le nostre foreste i nostri boschi e mette a rischio tutti gli interventi che l’uomo cerca di porre a soluzione della crisi climatica.
Spesso il nostro lavoro è vanificato proprio perché è cambiato il clima. Dobbiamo perciò anzitutto cambiare la nostra visione di lotta al cambiamento climatico prima ancora di porvi soluzione.