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Il giorno tanto atteso alla fine è arrivato: Twitter ha ufficialmente messo a pagamento le spunte blu. Il programma, fortemente voluto da Musk, si chiama Twitter Blue, e servirà per rifinanziare le tasche del social dopo l’acquisto da 44 miliardi di dollari. Collateralmente, dovrebbe anche essere un metodo più spinto per evitare gli account bot, ma su questo punto ci sono davvero molte divergenze.
Annunciata in prima battuta appena dopo l’acquisto, la novità di Twitter Blue ha subito una battuta d’arresto. Subito dopo l’annuncio, infatti, Twitter si è ritrovato pieno di profili falsi di personaggi famosi che hanno messo a dura prova l’introduzione di Blue. La data era scivolata al 29 novembre ed ora, con l’aggiornamento di dicembre cambia davvero tutto. Vediamo insieme i punti salienti: ne vale la pena?
Il servizio e i costi di Twitter Blue
Per prima cosa diamo un’occhiata al servizio in generale e ai costi previsti per l’abbonamento. Proprio come suggerito dal nome della funzione, chi decide di sottoscrivere l’abbonamento avrà a disposizione, accanto al proprio nickname, la spunta blu distintiva degli account verificati. Da ora in poi, quindi, la spunta blu significherà due cose: o l’account ha l’abbonamento attivo e soddisfa i criteri di idoneità o che l’account era stato precedentemente verificato.
Oltre al pagamento mensile, rimangono quindi validi i criteri di ammissibilità al servizio. Per prima cosa, l’account deve essere completo: deve quindi avere un nome, una foto profilo e un numero di telefono confermato. Il secondo criterio è l’attività: l’account deve essere stato attivo negli ultimi 30 giorni e deve avere più di 90 giorni al momento dell’abbonamento. Infine, l’account non deve essere fuorviante o ingannevole.
Se l’account supera tutti questi requisiti, può attivare l’abbonamento. Ma quanto costa Twitter Blue? Dipende dalla nazione. Per adesso il servizio è disponibile solo negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Canada, in Australia e in Nuova Zelanda, ma presto il raggio d’azione si amplierà. Negli USA, per esempio, il prezzo web mensile è di 8$ mentre se ci si sottoscrive da un dispositivo iOS il prezzo sale a 11$. Questo divario non è così insolito per l’App store di Apple: anche altri abbonamenti (come YouTube Music ad esempio, o Spotify) hanno un costo maggiore se fatti da iPhone.
Chiunque abbia acquistato precedentemente il servizio tramite iOS si vedrà calibrare il costo dell’abbonamento a quello attuale, con la possibilità di recessione ovviamente. Per ora non è possibile acquistare il servizio da Android o Google Play.
I vantaggi di Twitter Blue
Le spunte blu vicino al nome utente, in realtà, sono solo uno dei vantaggi (presenti o promessi) che l’abbonamento mensile comporta. Twitter Blue infatti offre agli abbonati tutto un mondo per migliorare la propria esperienza sul social. Dalla personalizzazione dell’app all’anteprima dei Tweet, passando anche per l’accesso anticipato alle funzionalità in anteprima su Labs.
Tra i vantaggi maggiori ci sono sicuramente quelli che riguardano i Tweet. Ad oggi, gli abbonati potranno annullare il messaggio inviato prima che qualcuno lo veda, in una sorta di anteprima.
Dal lato della personalizzazione, un abbonato ha accesso a delle icone personalizzate per l’app, diversi temi per il social ed una barra di navigazione personalizzata con massimo 6 elementi aggiuntivi. Ci saranno anche delle scorciatoie per gli articoli più condivisi, e la possibilità di impostare una modalità “non disturbare” quando si legge.
Ne vale la pena?
Attualmente il servizio è ancora un po’ in stato embrionale. Le promesse per il futuro sono tante e si vede che il team di sviluppo sta puntando molto su Twitter Blue. Nella pagina di iscrizione si può leggere: “Schizza in cima alle risposte, alle menzioni e alle ricerche. Ai Tweet degli utenti verificati verrà data la priorità.”
Tra gli altri “in progress” è indicata anche la possibilità di vedere meno annunci pubblicitari (addirittura in una misura inferiore del 50% rispetto ai non iscritti) e la richiestissima funzionalità di modificare i tweet. Le promesse più succose però sicuramente sono l’aumento del limite massimo di caratteri da 280 a 4000 e l’inserimento di video più lunghi e in alta qualità.
Probabilmente implementando tutti questi servizi, l’abbonamento ne varrebbe davvero la pena, ma al momento l’unica cosa che rimane da fare, specialmente in Italia, è aspettare.