I social sono invasi di fotografie di bambini. Sono i genitori stessi a pubblicarli. Foto delle vacanze, al mare, del compleanno, col vestitino nuovo. Intere pagine dedicate solamente a questo. Mamme blogger. Gruppi tematici. Il fenomeno si chiama sharenting ed è iniziata una sorta di guerra contro di esso. La notizia che in Francia è arrivata una proposta di legge per bandirlo ha smosso anche il resto del mondo e sembra che adesso anche l’Italia stia pensando a qualcosa di analogo.
Sharenting: fenomeno ed etimologia della parola
Sharenting è un termine inglese nato dall’unione di due parole: share, ovvero condividere, e parenting, ovvero genitorialità. La parola indica proprio l’abitudine da parte dei genitori di condividere le fotografie dei propri figli sui social network.
In alcuni casi ci si limita alle occasioni speciali, alle cerimonie o alle foto delle vacanze. In altre circostanze la pagina social dei genitori diventa una vera e propria finestra aperta sulla vita dei più piccoli, con pagine dedicate solo ed esclusivamente a quello. Ci sono famiglie che sono diventate letteralmente “pubbliche”.
La parola è entrata ufficialmente nell’Oxford English Dictionary nel giugno del 2022.
Il rapporto del Children’s Commisioner
Sempre dall’Inghilterra arriva il rapporto in merito proprio al fenomeno dello sharenting. Il rapporto è lo stesso citato recentemente dal parlamentare francese Bruno Studer, il quale ha presentato la proposta di legge sull’abolizione delle fotografie dei bambini sui social network.
“Si stima che un bambino appaia in media in 1300 fotografie pubblicate online prima dei 13 anni, sui propri account, su quelli dei genitori o dei familiari”.
Il rapporto tiene in considerazione non solo Facebook e Instagram, ma tutte le piattaforme social. Non si tratta, inoltre, solamente di fotografie ma anche di video.
Sharenting: i dati francesi
Oltre al rapporto inglese del Children’s Commisioner, anche la Francia ha riportato i suoi dati e non sono confortanti.
Secondo l’Observatorie de la Parentalité e de l’Education numerique, il 53% dei genitori francesi ha condiviso le foto dei propri figli. Di questi il 43% lo ha fatto sin dal primo giorno di vita.
In linea generale, in tutti i paesi occidentali, una media del 40% dei genitori pubblica contenuti multimediali dei propri figli sin da piccolissimi.
Proposta di legge in Francia
In Francia si sta, appunto, discutendo la proposta di legge in merito allo sharenting. Bruno Studer racconta episodi di bullismo scaturiti proprio dalle fotografie che i genitori hanno postato sui social dei propri figli.
Si parla, inoltre, di violazione della privacy, di un minore che non è in grado di decidere se vuole rendere la propria vita pubblica o meno. E in tutto questo, non possiamo non tenere in considerazione il mostro della pedopornografia. Pubblicare online le foto dei propri figli vuol dire renderle accessibili a chiunque, anche a coloro che non hanno buone intenzioni.
L’obiettivo principale della legge è quello di sensibilizzare l’informazione pubblica sull’argomento, ma si potrebbe arrivare anche a limitare o vietare la pubblicazione di fotografie dei propri figli, alla stregua della pubblicazione di immagini di terzi, contro la propria volontà.
La proposta di legge, inoltre, spiega che è un dovere dei genitori proteggere la vita privata dei propri figli.
Sharenting: la situazione in Italia
Ciò che sta avvenendo in Francia ha avuto un eco impressionante anche nel resto del mondo, in particolare in Italia.
Anche in Italia, quindi, ci stiamo preparando alla guerra allo sharenting. Il problema è stato sottoposto alla Premier Meloni, da parte del Garante per la Privacy, Pasquale Stanzione, il quale ha detto:
“Lo sharenting è un fenomeno, non da ora, all’attenzione del Garante, soprattutto per i rischi che comporta sull’identità digitale del minore e, quindi, sulla corretta formazione della sua personalità.
Inoltre, tutte le volte in cui la diffusione delle immagini del minore, non sia da questi condivisa rischia di creare tensioni anche importanti nel rapporto tra genitori e figli.
È necessario rendere gli adulti consapevoli dei pregiudizi cui l’esposizione delle foto dei figli in rete può esporli anche in termini di utilizzo delle immagini ai fini pedopornografici, ritorsivi o, comunque, impropri da parte di terzi”.