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Hiki: an exit-sential adventure

un videogioco in aiuto degli hikikomori

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Hiki: an exit-sential adventure è un videogioco che tocca tematiche sociali molto importanti e delicate. È stato presentato alla prima edizione del Giffoni Good Games il nuovo videogioco di Giffoni Innovation Hub realizzato in collaborazione con l’associazione Hikikomori Italia e Stratogene. Il termine Hikikomori vuol dire letteralmente “stare in disparte” e si riferisce a chi decide di ritirarsi per isolarsi dalla vita sociale restando chiuso in casa senza avere nessun tipo di contatto con il mondo esterno. Gli Hikikomori spesso e volentieri rifiutano anche il contatto con i membri della famiglia. Questo fenomeno riguarda soprattutto i maschi in età tra i 14 e i 30 anni. Vediamo nel dettaglio tutto quello che sappiamo su questo videogioco.

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il fenomeno sociale degli hikikomori è in crescita anche in Italia.

Hiki: un videogioco dal valore sociale

In questo videogame il giocatore impersona H, un giovane hikikomori che dovrà affrontare le sue insicurezze e le sue paure più nascoste per ritrovare la famiglia scomparsa. In questo gioco si raccontano tematiche molto importanti per questo disagio sociale quali: l’isolamento sociale, il bullismo e l’emarginazione. Il protagonista del viaggio è una vittima inconsapevole di quello che sta accadendo. Infatti viene letteralmente catapultato nella situazione nella quale poi si andrà a trovare.

Ci saranno tantissimi mostri da combattere. Una situazione molto frenetica che richiama appunto le sensazioni e quello che prova un hikikomori quando si trova, suo malgrado, in una condizione di forte stress dove non vorrebbe trovarsi. Ossia quando è costretto a lasciare il suo posto sicuro. Precisiamo che questo videogioco non è un mezzo per curare chi soffre di tale disagio, ma un valido aiuto per una presa di coscienza sulla situazione nella quale la persona si trova a vivere. Grazie a questo gioco infatti il ragazzo comprende quali sono le motivazioni che lo hanno portato ad isolarsi. Infatti, proprio comprendere le motivazioni per cui un hikikomori si isola, può essere un buon punto di partenza per aiutarlo.

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Spesso i ragazzi/e più colpiti da questo disagio sono quelli più sensibili.

Hiki: l’Associazione Hikikomori Italia e il suo impegno

In Giappone, secondo i dati ufficiali del governo, esistono oltre un milione di Hikikomori, e tra questi ci sono anche tantissimi over40. Il motivo è che, anche se questa fase si manifesta nell’adolescenza, tende poi a diventare cronica con l’avanzare dell’età. Purtroppo anche qui in Italia questo fenomeno sta avanzando molto velocemente, causato anche dalla Pandemia. Secondo le ultime indagini si stima la presenza di circa 100 mila casi.

Infatti proprio a causa del lockdown e della Pandemia sono stati lasciati indietro molti bambini e ragazzi ai quali è stata tolta la libertà. Questo è stato fatto senza poi preoccuparsi di riempire quelle giornate chiusi tra quattro mura con qualche attività. Così bambini e ragazzi si sono rinchiusi nelle loro stanze per ore accanto alle tv, ai social network e alle console. Questo fatto ha catapultato i giovanissimi nella realtà virtuale, nella quale sono molto soli, mettendo in standby la vita reale.

L’obiettivo dell’Associazione Hikikomori Italia è quello di sensibilizzare e informare accendendo delle riflessioni su questo fenomeno. Perché, purtroppo, dobbiamo ammettere che se ne parla davvero poco. L’Associazione ha a disposizione per i ragazzi che soffrono di questo disagio e per le famiglie un gruppo Facebook dedicato e dei gruppi di mutuo aiuto. Oltre a questo danno a disposizione dei genitori un supporto psicologico.

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Il tema degli Hikikomori è molto importante e se ne parla poco, purtroppo.

Altre attività a supporto per informare e comprendere

Oltre al videogioco Hiki, sono  disponibili altri progetti per aiutare i ragazzi che soffrono di questo disagio sociale e le loro famiglie. Una graphic novel di nome Hikikomori: il re escluso che parla di un ragazzo molto intelligente e bravo a scuola, felice e molto amato dalla sua famiglia. Tutto questo sino a che un evento lo tiene chiuso nella sua cameretta. Poi il progetto Nove ¾ del Gruppo Adele di Torino dove un educatore a domicilio supporta i genitori e aiuta i ragazzi a ritrovare la forza e la fiducia in loro stessi.