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Oggi per la sezione scienza vi parleremo di alcuni esperimenti che sono stati svolti con i geni di Neanderthal. Secondo gli studi effettuati, proprio a causa di questi quattro geni il genere umano è stato il più soggetto al COVID-19. Vediamo insieme di cosa tratta questo studio.
I 4 geni di Neanderthal che hanno reso il COVID-19 pericoloso
Non finiscono gli studi sul COVID-19 che ha mietuto tante (sin troppe) vittime. A quanto pare alcune cause relative alla pericolosità di questo virus per l’essere umano si nascondono all’interno della genetica ereditata dai Neanderthal.
In pratica, le varianti genetiche dei nostri progenitori primitivi sarebbero le responsabili della tempesta di citochine alla base di molti gravi malattie e in particolare del COVID.
Nel tentativo di comprendere i fattori che hanno reso alcune persone più vulnerabili di altre alla pandemia, sono stati effettuati alcuni esperimenti per verificare le mutazioni in una regione del cromosoma tre. Questa regione sarebbe quella che l’essere umano a ereditato dall’antenato Neanderthal.
Questi studi erano già partiti nel 2020, ma fino ad oggi non era ancora chiaro quali fossero le varianti genetiche che aumentassero il rischio di sintomi gravi (ma soprattutto perché avvenisse questo aumento).
Esperimenti su geni funzionali
Proprio all’inizio di quest’anno è stato aperto un nuovo studio a cui tra gli altri hanno partecipato anche alcuni scienziati italiani. Il gruppo di ricerca quindi ristretto la propria analisi a quattro varianti di origine neandartaliana.
Dopo che inizialmente ci si è concentrati su un’analisi computazionale per confrontare i campioni dell’essere umano moderno con quelli provenienti da una biobanca dell’Estonia, si è iniziato a capire che i geni funzionali erano quelli che si erano conservati nel corso dell’evoluzione.
Tramite alcuni esperimenti effettuati attraverso un software dell’Università di Tartu, si è scoperto che una regione del cromosoma tre appartenente all’uomo di Neanderthal sarebbe finita all’interno del nostro DNA.
Lo studio si è poi spostato all’università di Torino. Qui si è compreso che proprio in questa regione che vanno a svilupparsi le problematiche relative a determinate malattie gravi.
Per andare ad indagare quali di queste varianti ereditarie abbiano influenzato direttamente l’espressione genetica è stato eseguito un Massive Parallel report Arraway. Si tratta di una tecnica sviluppata in collaborazione con un gruppo dell’Università di Harvard che consentirà di testare l’espressione delle varianti specifiche in linea cellulare.
Esperimenti per il recettore SARS-CoV-2
Gli esperimenti su queste linee cellulari hanno mostrato che in presenza o assenza del SARS-CoV-2 esistono quattro varianti nella sezione del cromosoma tre proveniente dall’uomo di Neanderthal.
Queste quattro varianti modulerebbero fortemente la regolazione di CC R1 e CC R5. Si tratta di due recettori critici per le chemochine. Queste piccole proteine stimolano l’attivazione alla risposta immunitaria.
Più semplicemente, utilizzando un approccio tridimensionale, si è riusciti per la prima volta a trovare una correlazione tra le varianti specifiche dei geni ereditati dai Neanderthal E gli effetti causati dalla risposta all’infezione da COVID-19.
Si è poi dovuta fare una precisazione. Anche se la collezione genomica estone utilizzata per gli esperimenti è abbastanza rappresentativa a livello globale, non la si può comunque considerare utile per rappresentare tutta la popolazione umana.
Per questo motivo si sta continuando a lavorare su questi geni primitivi per andare a confermare il ruolo di queste varianti nella risposta al COVID. Non solo, lo studio ora si sta concentrando anche sul ricercare altri ed eventuali rischi genetici a livello globale.