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Nella zona antartica del globo c’è un buco dell’Ozono che da tempo spaventa l’umanità intera. Oggi però sembrerebbe essersi ridotto. Il trend scientifico ci dice inoltre che stiamo andando nella direzione giusta. Sarà vero? Scopriamo la notizia in questo articolo.
Che cos’è il buco dell’Ozono?
Piccola parentesi d’apertura per ricordare che cos’è il buco dell’Ozono (e quali sono le sue cause). Stiamo parlando di una molecola composta da 3 atomi di ossigeno. L’Ozono e il suo ossigeno proteggono la nostra atmosfera terrestre.
Questo strato definito ozonosfera assorbe la maggior parte delle radiazioni ultraviolette del Sole. Radiazioni nocive per il nostro pianeta. Purtroppo l’Ozono è soggetto ad alcuni naturali processi antropici (causati dall’uomo). Questi processi ne alterano la quantità e la distribuzione sul territorio terrestre.
Qui entra in gioco il buco dell’Ozono, ovvero una zona di forte riduzione dello strato protettivo terrestre. Principalmente questo buco si trova sopra l’Antartide e si forma tra agosto e ottobre.
Cause e variabilità
La causa principale del buco dell’Ozono è l’effetto dei clorofluorocarburi (CFC), ovvero quei gas artificiali usati nel settore industriale, o a livello domestico. Pensate ai refrigeranti, ai solventi, agli spray di ogni tipo o ancora agli schiumogeni.
I CFC sono gas molto stabili che persistono nell’atmosfera per decenni. Proprio grazie a questa loro caratteristica riescono a raggiungere la stratosfera ed è li che si scompongono con il contatto con le radiazioni solari. La scomposizione produce atomi di cloro che reagiscono con le molecole dell’Ozono e le distruggono.
Da questo processo nascono nuove sostanze chimiche, ma soprattutto si perde parte dello strato protettivo del globo. Si tratta di un processo che accade ciclicamente creando una catena di reazioni che ha come conseguenza un aumento della temperatura terrestre.
Si dice che sia variabile perché varia grandemente nel tempo. Quando le temperature nella stratosfera salgono, la perdita di Ozono rallenta, mentre il vortice polare (ovvero un’area di vento potente che avvolge l’area antartica) di indebolisce. I livelli di Ozono tornano poi alla normalità intorno al mese di dicembre.
Il buco dell’Ozono, Sentinel-5P e Tropomi
Prima di scoprire cosa sta accadendo oggi, vorremmo parlarvi di Sentinel-5P e Tropomi, ovvero i due strumenti addetti al monitoraggio del buco dell’Ozono e degli altri gas atmosferici.
Grazie a loro riusciamo a capire in tempo reale come viene influenzata dai fenomeni atmosferici (e non solo) la qualità dell’aria e il clima in generale. Il primo è stato lanciato nel 2017 dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Sentinel-5P è il primo satellite del programma Copernicus, ovvero il programma europeo per il monitoraggio ambientale.
A bordo di Sentinel-5P c’è Tropomi, un sensore in grado di rilevare le impronte digitali dei gas atmosferici. La misurazione che questo sensore svolge viene fatta su diverse parti dello spettro elettromagnetico, così da avere una mappa degli agenti inquinanti super precisa.
Quest’anno sembra più piccolo…
Anche se le temperature sul globo sembrano impazzite, oggi il buco dell’Ozono sembra in via di riduzione. Tra il 7 settembre e il 13 ottobre ha raggiunto i 23,2 milioni di chilometri quadrati.
L’area in questione è leggermente più piccola rispetto a quella dello scorso anno, il conferma il trend di chiusura che si sta verificando ormai da vent’anni a questa parte.
La conclusione quindi è che nonostante si debbano ancora fare molti passi avanti per gestire e mantenere ben protetto lo strato protettivo terrestre, ad oggi le condizioni del buco dell’Ozono sembrano essere invariate. Un dato che non rincuora nessuno, ma che non mette nemmeno troppo in allerta gli scienziati, che hanno dichiarato:
“I cambiamenti meteorologici e altri fattori fanno oscillare leggermente i numeri tra una settimana e l’altra, ma nel complesso il buco si sta richiudendo”, commenta Paul Newman del Goddard Space Flight Center della Nasa. “L’eliminazione delle sostanze dannose per l’ozono – continua Newman – stabilita dal Protocollo di Montreal (entrato in vigore nel 1989) sta funzionando”. (fonte ANSA.it)