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Non sappiamo mai di cosa hanno bisogno le nostre piante. Ma se loro parlassero e fossero in grado di dirci quali sono i loro problemi? Non è fantascienza, ma la realtà di Plantvoice, la start up italiana che ha ideato un piccolissimo sensore, equipaggiato con intelligenza artificiale, in grado di dirci tutto quello di cui le nostre piante hanno bisogno.
Cos’è Plantvoice
Plantvoice è un piccolissimo sensore, della grandezza di uno stuzzicadenti, in grado di fornirci informazioni dettagliate e precise sullo stato di salute della pianta.
Lo fa con un sistema innovativo di raccolta della linfa e di analisi della stessa attraverso l’intelligenza artificiale, direttamente sul posto.
Ogni stress della pianta, che questo sia idrico, salino o che dipenda da infezioni fungine o batteriche, ha una propria impronta digitale. L’intelligenza artificiale è addestrata per riconoscere tale impronta e interpretare i bisogni della pianta.
Si tratta come di un elettrocardiogramma della pianta o di un’analisi del sangue, in grado di capire quale sia il problema direttamente dall’interno.
Grazie a questa tecnologia è possibile intervenire tempestivamente, prevenendo lo stress delle colture e migliorando la resa delle stesse, oltre a ottenere un risparmio economico e idrico.
La nascita della start up
Plantvoice nasce nell’ottobre 2023, dall’idea di Matteo Beccatelli, chimico ed esperto di tecnologie sensoristiche, e del fratello Tommaso Beccatelli, tecnico elettronico e imprenditore agricolo.
La startup ha sede nella provincia autonoma di Bolzano, precisamente al NOI Techpark Sudtirol, dove hanno sede 3 istituti di ricerca, 4 facoltà, 45 laboratori scientifici e 90 startup e aziende.
La startup collabora con Eurac Research, Fondazione Bruno Kessler, con l’Università di Milano, l’Università di Parma e l’Università di Verona. Quest’ultime hanno eseguito le sperimentazioni e si sono occupate della validità scientifica del sensore.
Plantvoice e i problemi dell’agricoltura
La startup è nata con l’idea di far fronte a due dei principali problemi dell’agricoltura odierna: il consumo idrico e lo sfruttamento del suolo.
L’agricoltura è, infatti, responsabile del 70% del consumo mondiale di acqua dolce, oltre che del 17% delle emissioni di anidride carbonica e di 10 milioni di ettari di terreno che spariscono ogni anno.
Matteo Beccatelli spiega: “Quando abbiamo ideato la nostra tecnologia avevamo in mente di risolvere proprio questi problemi. E lo abbiamo fatto ideando uno strumento che non invade la natura e non la modifica, ma grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale fornisce informazioni utili alle aziende agricole per gestire al meglio tutte le risorse.
L’acqua è ormai un bene prezioso, i pesticidi hanno impatti su ambiente e salute umana, i fertilizzanti hanno effetti in termini di impoverimento del suolo: noi abbiamo creato un dispositivo, della dimensione e della forma di uno stuzzicadenti, che proprio grazie all’elaborazione intelligente di dati finora inaccessibili, rende possibile ridurre l’utilizzo di acqua e di sostanze chimiche”.
L’intelligenza artificiale di Plantvoice
Il sensore realizzato dalla startup viene introdotto nel fusto della pianta e ci consente di esaminare i dati raccolti dalla linfa in tempo reale.
I dati raccolti vengono inviati in cloud al software di intelligenza artificiale che li esamina. Le informazioni vengono così utilizzate per prendere decisioni sull’apporto di acqua, sull’aggiunta di pesticidi o di fertilizzanti.
Non occorre installare un sensore all’interno di ogni pianta. Solitamene viene scelta una pianta detta “sentinella”, la quale viene utilizzata per determinare lo stato di salute dell’intero appezzamento.
La pianta sentinella è una pianta rappresentativa dell’intero appezzamento agricolo delle dimensioni di metà ettaro.
Risparmio idrico e sostenibilità
“Coltiva meglio, migliora il pianeta”
Utilizzando i sensori di Plantvoice è possibile ottenere un risparmio idrico del 40%. Inoltre, grazie al suo utilizzo la produttività viene aumentata dal 10% al 20%, prevendendo malattie e massimizzando la produzione.
Infine, i biosensori sono biocompatibili e compostabili e possono durare all’interno della pianta per un’intera stagione vegetativa.