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Hera è la prima missione europea per la difesa planetaria ed è attualmente in rotta verso l’unico asteroide la cui rotta è stata deviata grazie all’intervento umano. Si tratta di Dimorphos, un piccolo asteroide la cui orbita è stata modificata nel 2022 dalla missione della NASA DART.
L’asteroide Dimorphos e la missione DART
Quello in questione è un asteroide binario, o a doppio corpo, ciò vuol dire che si tratta di un sistema di due diversi asteroidi che orbitano insieme.
Il più piccolo dei due Dimorphos, ruota attorno a 65803 Didymos. Dimorphos è un asteroide di medie dimensioni (160 metri di diametro).
Nel settembre del 2022 la missione della NASA, DART, ha raggiunto l’asteroide impattando su di esso. Si è trattata di una missione kamikaze il cui unico scopo era quello di modificare l’orbita dell’asteroide.
Nel corso di quella missione un grande contributo era giunto dall’Italia, grazie al microsatellite Licia Cube che ha immortalato il momento dell’impatto, scattando 620 immagini che sono servite a ricostruire tutta la sequenza dell’impatto.
Ora è arrivato il momento di tornare su Dimorphos per verificare da vicino quali sono state le conseguenze della missione DART.
La partenza della missione Hera
Lo scopo della missione Hera è proprio quello di tornare su Dimorphos per esaminare la scena da vicino. La missione è stata sviluppata nell’ambito del programma di Sicurezza Spaziale dell’ESA.
Hera è partita il 7 ottobre scorso dalla Stazione Spaziale di Cape Canaveral, in Florida, a bordo di un razzo di Space X, Falcon 9.
La missione è coordinata e monitorata dal Centro Operazioni Spaziali dell’ESA a Darmtadt, in Germania.
“La difesa planetaria è intrinsecamente un’impresa internazionale, e sono davvero felice di vedere la sonda Hera dell’ESA in prima linea negli sforzi dell’Europa per aiutare a proteggere la Terra. Hera è un passo audace nell’aumentare l’impegno dell’ESA nella difesa planetaria” – Josef Aschbacher, Direttore Generale dell’ESA.
In cosa consiste la missione
Ci vorranno due anni prima che la sonda Hera raggiunga l’asteroide Dimorphos. Essa condurrà alcuni esperimenti nello spazio profondo.
Tra questi troviamo il dispiegamento di due CubeSat delle dimensioni di una scatola da scarpe. Essi voleranno più vicino all’asteroide, con lo scopo di acquisire dati scientifici necessari alla missione, per poi atterrare sulla superficie dell’asteroide stesso.
Nel frattempo la sonda principale volerà in autonomia intorno all’asteroide.
Il contributo di Hera
A seguito dell’impatto di DART con Dimorphos, nel 2022, sono state effettuate una serie di osservazioni dalla Terra, le quali hanno rivelato che l’asteroide ha ridotto il suo periodo orbitale intorno a Didymos di 33 minuti, ovvero il 5% del suo valore originale. Inoltre, è stato osservato come l’impatto abbia lasciato una scia di detriti nello spazio.
Ci sono, tuttavia, diverse domande ancora senza risposta, come “quanto è grande il cratere lasciato da DART?”, oppure “l’intero asteroide è stato rimodellato dall’impatto?”.
La missione Hera dovrà rispondere ad alcune di queste domande. Oltre a studiare le conseguenze dell’impatto, la missione studierà come mai prima d’ora le condizioni di un sistema binario di asteroidi.
“Alla fine della missione, la coppia Didymos dovrebbe diventare l’asteroide meglio studiato della storia, contribuendo a proteggere la Terra dalla minaccia di asteroidi in arrivo”.
Cosa vuol dire difesa planetaria?
“I dinosauri si sono estinti perché non avevano un sistema di difesa planetario” – Larry Niven.
L’ESA e la NASA collaborano da tempo per mantenere attiva una sorveglianza sul cielo e identificare i possibili asteroidi pericolosi. Ma una volta individuato un asteroide pericoloso cosa si può fare per evitare una catastrofe?
L’idea di mandare una navicella a impattare con il corpo celeste, deviandone la traiettoria risale a molti anni fa e solo oggi grazie alle missioni DART e Hera ci stiamo avvicinando concretamente a questa soluzione.